sabato 14 luglio 2012

Madison-Dixon Line

Neppure mezzogiorno e camminiamo sotto il sole verso il paese. Dice c’è un festival di musica, la sera, e vogliamo vedere se c’è un cartellone, un programma, qualcosa. Andiamo giù per la discesa con la casa di legno e pietra - la casa del misterioso gatto grigio; superiamo Ben & Franklin; oltrepassiamo il ponte e il fiume; entriamo nel parco davanti alla chiesa. E caschiamo a testa in giù dentro Mark Twain. Sparisce la scuola italiana, spariscono le lezioni di tecnologia, i film di Fellini, la mensa, la grande biblioteca con il Mac gigante che è il mio preferito e restano solo la musica, i cappelli di paglia e i piedi incrostati di nero dei bambini. Ci sediamo sotto un grande tendone, sopra seggiolacce di legno sbreccato, e ascoltiamo suonare le musiche del sud. Al di sopra della Madison-Dixon line non esiste più nulla. L’uomo dagli occhi di pietra blu suona una piccola tromba, bambini in costume con l’asciugamano al collo arrivano dappertutto e si siedono per bene intorno a noi: se ne stanno lì buoni ad ascoltare vecchie canzoni e farsi distribuire bicchieri di latte da enormi contenitori bianchi; ed eccolo lì, stai attenta, se guardi bene vedi pure Tom Sawyer dietro di te – il viso sporco e la mela rossa luccicante fra i denti. L’uomo del banjo ha un volto strano, sfatto, sembra Tom Waits prima di Tom Waits; ha occhiaie scure e profonde, come la sua voce. Sul palco si suona di tutto, dai cucchiai, alle ossa di mucca, al bottiglione di maple syrup vuoto. Fa uno strano soffio, caldo, sinuoso. Che bene s’accorda con questa mattina calda e ferma nel tempo. Appiccicosa di Mississippi. Hanno tutti facce antiche: la bellissima bambina bionda dalle lentiggini, il ragazzino grasso con la testa tonda e gli occhi piccoli e il suonatore di sousaphone che pare un predicatore. Ti sembra che potresti vivere così, sorseggiando caffè bollente e ascoltando suonare il fiddle che poi sarebbe un violino, quasi per sempre. Quei piedi battuti sul palco, quei musi sudici di bestioline che addentano mele, il suono buffo della cornetta, lo strappo del banjo, le mani che picchiano, il caldo che ringhia: l’America è tutta qui. Puoi vederla e agguantarla. Senti come scende giù bene questa sensazione di buono, e di casa. Senti come s’accoccola nello stomaco. E’ il 1876, tu sei Becky Thatcher e stai per perderti dentro la grotta insieme a Tom. Non ci sarà mai più nulla di tanto avventuroso nella tua vita, questo lo sai per certo.

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