giovedì 5 luglio 2012

Alla finestra

I corvi qui gracchiano soprattutto prima del tramonto. Sono tanti, grossi e se ne stanno là in mezzo al verde brillante con quell’aria da: qui c’è mio e te vattene più in là. I corvi mi piacciono di più degli scoiattoli, che ti tagliano la strada all’improvviso e hanno denti rapaci; occhi vacui da piccolo animale stupido, che potrebbe sbranarti se solo allungassi la mano per accarezzarlo.
Questo è un luogo esagerato; e mi piace. Se piove, o ti rinchiudi in casa oppure esci ma l’ombrello che lo pigli a fare. Tanto l’acqua ti sciaguatta tutto, ti sbatte in qua e in là e mica puoi difenderti. Il sole invece brucia sulla pelle, cammini come sotto una lente di vetro puntata addosso, ti lasci arroventare finché non entri nella Davis family library, o alla mensa di Atwater, e ti si ghiaccia tutto, giù giù, fino in fondo alle ossa.
Sono già nove giorni che mi trovo qui. Le lezioni sono iniziate, ho rivisto volti noti, camminato per vecchie strade e cercato di ricordare come mi sentivo allora. Avere la Nina con me cambia tutto. Ma non è solo quello a trasformare le cose. Quel senso feroce di solitudine, quel meraviglioso feroce senso di solitudine non c’è più. Si è frantumato fra cellulari, skype e wifi. L’isola è sparita. Non mi sento più sbalzata fuori dal mondo, via da tutto, persa e libera. Piuttosto sono qui, eccomi, pigliatemi e guardate che c’è da vedere. Allo stesso tempo tutto per ora mi scorre addosso in modo superficiale. Non c’è nulla che mi sembri davvero di trattenere; mi pare di guardare tutto da fuori, come in attesa di vedere accadere qualcosa. Un Drogo vermontiano che sta alla finestra. Ho delle mancanze forti. Di amici che stavolta non ci sono, di luoghi amati, di casa. Per esempio mi manca il Grill, anche se il Grill esiste ancora: eppure me l’hanno rubato, è rimasto fermo e vuoto in qualche anno imprecisato di quelli che ho perso e ciao, dove lo ripesco, io, adesso?
Quello che amo però è sempre lo stesso: il mutare continuo e sorprendente delle nuvole, le passeggiate sfiancanti in paese e il brunch oltraggioso del fine settimana. Rintanarmi in una biblioteca, girare senza meta là dentro solo per vedere quanto tutto è bello e ordinato e comprensibile. Tutti quegli studenti che leggono o dormono piegati su un computer, che portano via le banane dalla mensa, che hanno attaccato al collo il cordino con la scritta Middlebury College; e le chiavi che dondolano. Il caffettone nel bicchiere di cartone. Shaw’s e i suoi scaffali pieni zeppi di tutto. La voce di Joe. Mi piace stare qui. E’ un posto che mi appartiene e quello che era una volta mi manca. Però magari poi lo ritrovo, chissà. Un po’ com’è successo ieri che fuori pioveva, le luci in casa erano basse e uno dormiva sulla poltrona, l’altra cantava con la sua vocina e tutti bevevano Redwood creek dentro enormi bicchieri rossi. Anche quelli, i bicchieri rossi, non sono cambiati.

1 commento:

  1. Ma perchè mi mette come link delle parole a caso che io non ho mai selezionato? Aiuto!

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